chefForse questo modo di indicarli non è così conosciuto, ma loro sono un piccolo esercito: sono i “foodies”, un termine informale che indica una particolare categoria di amanti dei buoni sapori, che si tratti di cibo o di vino. Sono gli appassionati che amano approfondire la loro competenza in materia di alimentazione senza darsi arie da snob come a volte fanno i gourmand o gli assaggiatori di professione. I foodies italiani sono il 10% della popolazione, circa 4,5 milioni di persone, un vero esercito che cresce al ritmo di 250.000 persone all’anno.
La loro fotografia emerge da una ricerca Negroni/GPF presentata a Santo Stefano di Sassanio (AQ) per festeggiare la rinascita della ristorazione aquilana. Il “foodie” è in prevalenza di sesso maschile, ha un’età tra i 25 e 54 anni e vive soprattutto nel Nord Italia. I “foodies” non sono alla ricerca del lusso a tutti i costi, ma semmai inseguono il giusto equilibrio tra qualità e prezzo (93,2%), ma sono disposti a spendere di più per alcuni prodotti alimentari di alta qualità in misura maggiore rispetto a quanto capiti alla media dei connazionali (82,4% contro 54,1%), rinunciando ad inseguire la convenienza e al risparmio a tutti i costi (42% contro il 59,7%).
Ai “foodies” piace mangiare ma anche dividere il buon cibo con gli altri e invitano dunque spesso amici e conoscenti per riunioni conviviali: il 43,4% di loro lo fa da 2 a 4 volte al mese. Sono naturalmente appassionati di turismo enogastronomico, alla ricerca di nuovi luoghi e nuovi sapori (86,2% contro il 60,5% degli italiani).
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