166992.jpgMacchè “bollicine“, meglio continuare a chiamarlo “spumante“…l’importante è che sia prodotto con regole rigorose. E’ questa l’opinione dei più importanti giornalisti e opinion leader del “wine & foodâ€? italiano, protagonisti del sondaggio promosso da www.winenews.it,  dal Forum degli Spumanti d’Italia.  L’indagine, indirizzata a 120 professionisti  è volta a tracciare la percezione di uno dei più interessanti prodotti dell’enologia del Bel Paese: per il 53% degli intervistati, l’impatto comunicativo del termine “spumanteâ€? è più efficace di quello di “bollicineâ€?; nonostante che il termine “bollicineâ€? sia in termini di marketing più incisivo, almeno secondo alcuni, è altrettanto vero che il suo senso resta eccessivamente vago e, nella peggiore delle ipotesi, addirittura banalizzante; il termine “bollicineâ€? potrebbe nell’immediato essere più glamour, ma la definizione “spumanteâ€? resta senz’altro più precisa, completa e già “sedimentataâ€? nella lingua e nei comportamenti diffusi.
Gli spumanti italiani valgono soprattutto perché vale la cantina che li produce, ubicata principalmente in Franciacorta, nel distretto di Conegliano e Valdobbiadene, in Trentino e nell’Asti, a rimarcare anche il valore dei terroir. Peccato, però, che gli spumanti di casa nostra non siano ancora riusciti a diventare dei “love brandâ€?, in possesso della medesima forza evocativa dei marchi eletti a status symbol internazionali.
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