Macchè “bollicine“, meglio continuare a chiamarlo “spumante“…l’importante è che sia prodotto con regole rigorose. Eâ questa lâopinione dei più importanti giornalisti e opinion leader del âwine & foodâ? italiano, protagonisti del sondaggio promosso da www.winenews.it, dal Forum degli Spumanti dâItalia. Lâindagine, indirizzata a 120 professionisti è volta a tracciare la percezione di uno dei più interessanti prodotti dellâenologia del Bel Paese: per il 53% degli intervistati, lâimpatto comunicativo del termine âspumanteâ? è più efficace di quello di âbollicineâ?; nonostante che il termine âbollicineâ? sia in termini di marketing più incisivo, almeno secondo alcuni, è altrettanto vero che il suo senso resta eccessivamente vago e, nella peggiore delle ipotesi, addirittura banalizzante; il termine âbollicineâ? potrebbe nellâimmediato essere più glamour, ma la definizione âspumanteâ? resta senzâaltro più precisa, completa e già âsedimentataâ? nella lingua e nei comportamenti diffusi.
Gli spumanti italiani valgono soprattutto perché vale la cantina che li produce, ubicata principalmente in Franciacorta, nel distretto di Conegliano e Valdobbiadene, in Trentino e nellâAsti, a rimarcare anche il valore dei terroir. Peccato, però, che gli spumanti di casa nostra non siano ancora riusciti a diventare dei âlove brandâ?, in possesso della medesima forza evocativa dei marchi eletti a status symbol internazionali.
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